Un’altra malattia parassitaria da prevenire è la leishmaniosi.

Causata dal protozoo L. infantum, viene trasmessa attraverso la puntura di piccoli insetti ematofagi attivi soprattutto di notte: i flebotomi o pappataci.

Questa malattia era tipica del centro-sud Italia ma si è diffusa anche sul lago di Garda, in Valpolicella e in altre zone del nord Italia.

Quando il cane viene infettato possono succedere tre scenari: 

  • Il cane debella l’infezione autonomamente.
  • Il cane si infetta e rimane portatore asintomatico per tutta la vita.
  • Il paziente si ammala e sviluppa la malattia con sintomi che possono essere vari e, all’inizio, piuttosto aspecifici.

Dato che il periodo di incubazione può durare fino a 7 anni, la malattia può avere un esordio subdolo ma aggravarsi in tempi brevi.

Forma cutanea: il cane presenta sintomi dermatologici come alopecia intorno a occhi, zampe e dorso, dermatite secca, ispessimento della cute nel naso e delle zampe, crescita anomala delle unghie ed infine possono comparire ulcere vicino agli occhi, sulle orecchie, in bocca e sul naso.

Forma viscarale: Comprende sintomi gastroenterici con vomito, anoressia, diarrea e forte dimagrimento, oculari (congiuntivite, uveite), aumento di volume di fegato e milza, ingrossamento dei linfonodi, dolori articolari e zoppia, perdita di sangue dal naso e sintomi legati a problemi di insufficienza renale.

La diagnosi si esegue mediante esami del sangue (test rapidi, titolo anticorpale), mediante esame delle lesioni cutanee o in alcuni casi mediante esame del midollo osseo.
La cura prevede trattamenti con diversi farmaci che aiutano a contenere il parassita ed il titolo anticorpale, ma non si ottiene quasi mai l’eliminazione del parassita, che può causare recidive; per questo è fondamentale una buona prevenzione.
La prevenzione si basa su tre concetti principali:

  • Interventi ambientali: applicare zanzariere, evitare di portare il cane a passeggio durante le ore serali in luoghi dove il vettore è molto presente, tenere il cane in casa la notte.
  • Utilizzare repellenti sul cane (collari, pipette repellenti) e sull’ambiente.
  • Nelle zone più a rischio valutare la vaccinazione per la leishmaniosi.

Il nuovo vaccino contro la leishmaniosi protegge infatti il cane dall’interno potenziando il sistema immunitario, non protegge il cane dall’infezione ma riduce il rischio di contrarre la malattia.

E voi avete un buon piano di prevenzione? Parlatene con il vostro veterinario!

Considerazioni

La criptosporidiosi è senza dubbio una malattia molto grave e che non deve essere presa sotto gamba, ma troppo spesso fra gli appassionati di rettili viene citata a sproposito o additata come colpevole di condizioni al contrario reversibili.
Il primo passo è sempre comprare da allevatori affidabili e con cui sia possibile instaurare un dialogo anche dopo l’acquisto; importante cercare di evitare animali di cattura (WC) perchè proprio questi possono essere veicolo di numerose malattie o parassiti, fra cui anche Cryptosporidium.
Una buona quarantena rappresenta la base per evitare di introdurre nel proprio allevamento (o nella propria casa) la maggior parte delle malattie infettive e parassitarie, e nei rettili può avere una durata ben più lunga dei canonici 40 giorni a cui siamo abituati. 
Avere un confronto con un veterinario esperto in rettili prima degli acquisti rappresenta un valido punta di partenza per evitare spiacevoli inconvenienti.

In caso di dubbi o sospetti è fondamentale FARE DIAGNOSI (e non basarsi sui soli sintomi) prima di prendere decisioni avventate.

Ciclo di C. parvum tratto da http://eukaryoticmicrobe.blogspot.com/2012/12/cryptosporidium-essay.html

Conosciamo il nemico

Le infezioni da Cryptosporidium, un protozoo appartenente al Phylum Apicomplexa, sono state riportate in almeno 57 specie diverse di rettili.

Purtroppo, a differenza di altri animali in cui le infezioni da Cryptosporidium sono autolimitanti nel tempo, nei rettili esitano spesso in patologie debilitanti, croniche e spesso letali.
Per questo motivo nell’ambito dell’allevamento amatoriale di rettili, Cryptosporidium è stato sempre visto come una “bestia nera” sulla quale occorre però fare un po’ di chiarezza.

Nei rettili “domestici” si riconosce l’implicazione di due specie in particolare: 

  • C. serpentis (colpisce soprattutto serpenti, ha oocisti più grandi e sede prevalentemente gastrica)
  • C. varanii sin. C. saurophilum (colpisce sauri, ha oocisti più piccole e sede intestinale)

Altre specie sono state descritte, come C. murisC. parvumC. parvum genotipo ratto (sin. C. tyzzeri), ma queste oocisti potrebbero derivare dall’intestino delle prede ingerite.

Sintomatologia e trasmissione del parassita

I segni clinici variano a seconda dell’organo colpito, e la gravità dipende da vari fattori fra cui l’immunocompetenza dell’ospite. 

Nel caso di infestazioni gastriche, il sintomo più comune è il vomito (o il rigurgito) causato dall’incapacità di digerire le prede, con conseguente perdita di peso progressiva. 
Questa incapacità digestiva è data dall’inspessimento delle pliche gastriche e dalla riduzione della motilità, che causano spesso gonfiori palpabili nella regione gastrica dei serpenti infetti, e vomito o rigurgito 3-5 giorni dopo il pasto.

Nel caso di infestazioni intestinali, il sintomo più evidente è di solito la diarrea persistente, accompagnata da anoressia, perdita di peso e scadimento rapido delle condizioni corporee. 
Nei gechi leopardini o nei fat tail si definisce “stick tail disease” perchè un tratto caratteristico è la coda (di solito riserva di grasso) ridotta a pelle e ossa.

Immagine tratta da fonte 2; trio di gechi leopardini infestati da Cryptosporidium

La trasmissione del parassita è di solito oro-fecale, ed avviene attravarso le oocisti.
Le oocisti sono strutture molto resistenti, che possono resistere nell’ambiente (e anche a molti disinfettanti) per anni e che, una volta ingerite da un altro rettile, si schiudono dando origine all’infestazione.
Le cellule gastriche o enteriche colpite si gonfiano e perdono gradualmente la capacità di digerire il cibo, dando origine alla sintomatologia clinica.

Fattori predisponenti

Come si può intuire da quanto sopra, le probabilità di contrarre il parassita aumentano esponenzialmente in condizioni di allevamento non ottimali (scarse condizioni igieniche, sbalzi di temperatura, sovraffollamento o altre fonti di stress) e in caso di errori nella quarantena dei nuovi arrivi.

Diagnosi

La diagnosi rappresenta un nodo cruciale nell’identificazione del problema, essendo i segni clinici non patognomonici.
A seguito di una visita clinica e della raccolta dell’anamnesi, possono essere richiesti esami differenti a seconda della sintomatologia presentata dall’animale, che possono inclurere radiografie, esami del sangue, gastroscopia con eventuale prelievo bioptico, ed esami delle feci.
La diagnosi definitiva viene eseguita attraverso un esame delle feci con una colorazione particolare, o tramite ricerca del DNA del parassita mediante PCR.

Immagine tratta da fonte 2; oocisti compatibili con C. varani in striscio fecale colorato con Ziehl-Nielsen modificata

Trattamento

Una volta eseguita la diagnosi di criptosporidiosi, si valutano le opzioni di trattamento. 
Purtroppo ad oggi il Cryptosporidium è difficile da trattare e altamente infettivo per altri rettili, perciò le scelte sono sempre legate al numero di animali coinvolti ed alle loro condizioni corporee.
Sono disponibili terapie di supporto e terapie farmacologiche che possono rallentare la replicazione del parassita, ma ad oggi non si conosce una cura efficace che debelli il parassita.

BIBLIOGRAFIA

1)” Genetic diversity of Cryptosporidium spp. in Captive Reptiles
Lihua Xiao, Una M. Ryan, Thaddeus K. Graczyk, Josef Limor, Lixia Li, Mark Kombert, Randy Junge, Irshad M. Sulaiman, Ling Zhou, Michael J. Arrowood, Břetislav Koudela, David Modrý, Altaf A. Lal Appl Environ Microbiol. 2004 Feb; 70(2): 891–899. doi:10.1128/AEM.70.2.891-899.2004

2) “Cryptosporidium varanii infection in leopard geckos (Eublepharis macularius) in Argentina”
A. Dellarupe, J.M. Unzaga, G. Moré, M. Kienast, A. Larsen, C. Stiebel, M. Rambeaud, M.C. Venturini Open Vet J. 2016; 6(2): 98–101. Published online 2016 Jun 28. doi: 10.4314/ovj.v6i2.5

3)”Prevalence of cryptosporidium infection and characteristics of oocyst shedding in a breeding colony of leopard geckos (Eublepharis macularius)” Deming C, Greiner E, Uhl E.W. J. Zoo Wildl. Med. 2008;39:600–607.

Cosa è la filariosi?

La filariosi è una malattia causata da un verme, la Dirofilaria immitis, che viene trasmesso attraverso la puntura delle zanzare.
L’adulto di D. immitis presenta corpo filiforme di colore bianco porcellana finemente striato in senso trasversale; il maschio è lungo 12-20 cm, la femmina 25-31 cm.

Ciclo vitale

La filaria ha un ciclo indiretto, che ha inizio quando una zanzara infetta esegue un pasto di sangue a spese del nostro cane, l’ospite definitivo.
Le larve (L3) introdotte attraverso la saliva della zanzara entrano nel circolo sanguigno, dove iniziano a nutrirsi e a crescere spostandosi verso il cuore.
Dopo circa sei mesi, i vermi ormai adulti stazionano nell’arteria polmonare e a volte nell’atrio destro del cuore, dove possono vivere fino a 5 anni, iniziano a riprodursi rilasciando le così dette microfilarie, che rimangono in circolo fino a 2 anni aspettando di essere ingerite da un vettore, la zanzara, in cui completare il loro ciclo.
Una volta entrate nella zanzara le microfilarie crescono diventando larve L1, L2 ed infine L3; una volta arrivate a questo stadio migrano nella proboscide delle zanzare, pronte ad essere trasmesse ad un altro ospite definitivo.

Sintomi

I sintomi della malattia sono molto subdoli, perché spesso non si manifestano finché la situazione cardiaca non risulta gravemente compromessa.
Possono apparire dimagrimento, stanchezza e facile affaticamento, tosse, ed in ultimo i sintomi di insufficienza cardiaca che possono portare a morte.

Diagnosi e cura

La diagnosi è facilmente eseguibile mediante test di laboratorio, che rivelano la presenza di vermi adulti.
Questi test non individuano le microfilarie, perciò vengono di norma eseguiti all’inizio della stagione di prevenzione, soprattutto negli animali che non hanno seguito un buon protocollo di profilassi, o in caso di sintomatologia sospetta.
La cura ha dei risvolti complessi, e prevede trattamenti farmacologici mediante diversi protocolli, che variano a seconda del danno già causato dalla malattia e dalle condizioni cliniche del cane.
Considerati i rischi causati sia dalla malattia che dalla cura stessa, risulta molto più semplice (oltre che più economico) impostare un buon piano di profilassi.

Prevenzione

La prevenzione per la filaria è una parte fondamentale nella vita dei nostri animali, perché se ben fatta garantisce protezione ed evita le numerose complicazioni legate alla malattia.
Si basa sulla combinazione di misure volte a ridurre la possibilità che il cane venga punto, come usare spot-on o collari repellenti, e la somministrazione di prodotti filaricidi:

– Compresse o tavolette: pratiche e appetibili, vanno somministrate da fine Aprile o fine Maggio, a seconda del clima e della presenza di zanzare, fino a fine Novembre.
Vanno somministrate con regolarità ed hanno un effetto retroattivo di un mese (cioè uccidono le larve che possono essere entrate nel mese precedente la somministrazione).

-Iniezione annuale: è una soluzione pratica soprattutto per i proprietari meno puntuali nelle somministrazioni, o per coloro che non vogliono preoccuparsi delle scadenze.

IMPORTANTE: Prima di iniziare la profilassi è bene verificare che l’animale sia negativo al test specifico, poiché la prevenzione ha senso solo su animali sani.

I parassiti esterni rivestono un ruolo importante nella parassitologia clinica poiché possono direttamente causare lesioni cutanee o indirettamente indurre una risposta allergica nei nostri animali; inoltre possono trasmettere malattie di diversa natura e diffonderle nell’ambiente dove viviamo.

Le nostre case con la presenza di locali riscaldati, tappeti o moquette sono l’ambiente ideale per la crescita delle pulci e consentono lo svolgimento ininterrotto del ciclo indipendentemente dalla stagione. Dalla primavera all’autunno questi parassiti possono completare il loro ciclo biologico anche al di fuori delle abitazioni.

Le zecche, invece, sono parassiti che vivono all’esterno, normalmente nelle campagne, ma che talvolta possono raggiungere anche le nostre abitazioni. A causa dei cambiamenti climatici, l’attuale attività stagionale di alcune specie di zecche in Europa continentale potrebbe prolungarsi anche nei mesi più freddi dell’anno.

Come proteggere i nostri PETS dalle pulci?

Ci sono molti prodotti antipulci in commercio che è consigliabile utilizzare tutto l’anno; per scegliere il prodotto migliore per il tuo animale puoi chiedere a NOI!

Il contemporaneo uso di prodotti per il controllo delle pulci nell’ambiente e sull’animale è necessario in caso di gravi infestazioni e consente di controllare più rapidamente il problema.

Altre misure di controllo degli stadi ambientali sono rappresentate dalla pulizia di tappeti e divani con aspirapolveri e il lavaggio periodico della brandina dove dorme l’animale. Inoltre, lo spazzolamento dei nostri amici , con pettini a denti stretti, può essere utilizzato per il controllo periodico delle infestazioni da stadi adulti. È fondamentale ricordare che devono essere opportunamente trattati tutti gli animali conviventi anche se apparentemente non infestati o di specie differenti.

E per quelle sgradevoli zecche?

Le zecche possono essere rinvenute su tutte le aree del corpo degli animali, esistono tuttavia delle aree preferenziali caratterizzate da una minore presenza di peli e/o dal minore spessore della cute come la faccia, le orecchie e le regioni ascellari, interdigitali e perineale. L’ispezione periodica, specie nelle stagioni a rischio consente di verificare il grado di rischio d’infestazione e serve per verificare la presenza di zecche soprattutto verso la fine del periodo di protezione del prodotto antiparassitario utilizzato, in modo da assicurare la rapida rimozione delle eventuali zecche visibili e, se necessario, ripetere il trattamento.

L’antiparassitario: asso vincente!!!

Attualmente abbiamo la possibilità di scegliere tra moltissimi antiparassitari che ci possono aiutare nella lotta contro i parassiti. Ognuno di questi ha uno spettro ed un’attività abbattente e residuale proprie che si adattano alle diverse situazioni e fanno si che non si possa pensare all’antiparassitario migliore, ma all’antiparassitario più adatto per ogni singola situazione e soggetto. NOI possiamo aiutarti nella scelta in base al luogo ed allo stile di vita del tuo pet e della sua famiglia.

Gli antiparassitari in commercio hanno diverse formulazioni (collari, prodotti spot-on, spray…) e svolgono un’azione repellente. Quest’ultimo termine indica la loro attività “antifeeding”: i ditteri ematofagi sono cioè in grado di posarsi sul mantello e cute dei cani trattati ma non di eseguire il pasto di sangue. Questa chiarificazione è necessaria perché il rilievo di ditteri sul cane (come pappataci) non indica una mancanza di efficacia del farmaco.

E’ importantissimo ricordare inoltre che alcuni prodotti antiparassitari a base di piretroidi sintetici ad alta concentrazione, registrati esclusivamente per l’uso sul cane, sono molto tossici per i gatti e non devono essere usati in alcun modo in questa specie.

L’attenzione rivolta alle profilassi vaccinali del nostro Ambulatorio è molto elevata, per questo il nostro Staff si mantiene aggiornato riguardo alle linee guida attuali sull’utilizzo di specifici protocolli vaccinali. Le ultime raccomandazioni considerano di effettuare un’attenta valutazione del territorio in cui vive il PET, il suo stile di vita ed i maggiori rischi a cui può essere più o meno esposto. Per questo consigliamo di farci conoscere il vostro animale per valutare insieme a Voi la scelta più adatta a lui.

A seguire proponiamo le risposte autorevoli del gruppo di studio per le linee guida vaccinali (Vaccination Guidelines Group, VGG) della WSAVA ad alcune delle domande più frequenti.

“CHI DEVE ESSERE VACCINATO?” “MA IL MIO GATTO VIVE IN CASA…”

Il VGG (Vaccination Guidelines Group) raccomanda caldamente che, quando possibile, TUTTI i cani e TUTTI i gatti beneficino della vaccinazione. Questa non protegge solo il singolo animale, ma fornisce un’ottima “immunità di popolazione” che minimizza la possibilità di epidemie di malattie infettive.

“QUANTI VACCINI DEVO FARE? NON NE BASTA UNO?”

Il vaccino non è solo uno! Le malattie per cui si effettuano i vaccini sono diverse, e di conseguenza i vaccini forniscono tempi di protezione diversi a seconda della malattia.
Il VGG divide in vaccini CORE (malattie presenti in tutto il mondo) e NON CORE (per le malattie presenti solo in alcuni Paesi) consigliando di effettuare la profilassi vaccinale in base ai rischi del territorio.
Il bellissimo lago di Garda, le colline che lo circondano ed il clima mite possono aumentare i rischi correlati alla presenza di alcune malattie come la Leptospirosi e la Leishmaniosi. É quindi necessario programmare vaccinazioni e protezione per i parassiti, soprattutto con l’avvento della primavera.

“DEVO VACCINARE TUTTI GLI ANNI?”

Se il Vostro animale ha seguito un protocollo vaccinale corretto, e conduce uno stile di vita non a rischio*, potrebbe non essere necessario vaccinarlo tutti gli anni.
La tecnologia moderna ci ha fornito test ambulatoriali che ci permettono di capire se il Vostro animale è protetto contro i virus più diffusi (CORE) con un semplice prelievo di sangue.
In questo modo, in maniera rapida e sicura, la profilassi vaccinale può essere adattata alle Vostre e alle sue esigenze.
Ricordiamo che la profilassi per la rabbia rimane obbligatoria per circolare all’interno del territorio comunitario europeo, e per viaggi extracomunitari.
* Animali a vita prevalente outdoor o che passino un periodo dell’anno in pensione.

“DEVO USARE LA STESSA DOSE DI VACCINO PER UN CANE DI TAGLIA GROSSA (ES. ALANO) E IN UN CANE DI TAGLIA PICCOLA (ES. CHIHUAHUA)?”

. A differenza dei farmaci che sono dose-dipendenti, i vaccini non si basano sul volume per massa corporea (taglia) ma sulla dose immunizzante minima.Il volume (es., 1 ml) raccomandato dall’azienda produttrice rappresenta generalmente la dose immunizzante minima, e quindi è necessario somministrare l’intera dose.
Le razze di piccola taglia vanno incontro più spesso di altre a reazioni avverse, per ridurre i rischi occorre formulare un piano personalizzato e valutare di anno in anno la vaccinazione, non ridurre la dose somministrata.

“VACCINARE PER TANTE MALATTIE INSIEME RENDE IL VACCINO MENO EFFICACE? “

No. Per l’immissione in commercio di un vaccino polivalente, l’azienda produttrice deve dimostrare che ciascuna componente del vaccino è in grado di indurre un’immunità protettiva, in genere in studi di infezioni sperimentali.

LINEE GUIDA PER LA VACCINAZIONE DEL CANE E DEL GATTO
STILATE DAL VACCINATION GUIDELINES GROUP (VGG) DELLA WORLD SMALL ANIMAL VETERINARY ASSOCIATION (WSAVA)